SINTESI DELLA VICENDA
Nel giugno del 2009 la
concessionaria (distante 70 km dalla residenza
dell'assistito) ha stabilito che l'auto aveva non la
frizione ma solo il relativo cavo difettoso e, per
questo, ne effettuò la sostituzione.
Nel maggio 2010 la medesima concessionaria convenne,
invece, che era la frizione ad essere difettosa e si
offrì per la sostituzione dell'intero kit preventivando
un prezzo favorevole, tenendo conto della sostituzione
dell'anno prima.
Nel settembre 2010 l'auto è stata portata in riparazione
(con ennesima trasferta da Terni a Viterbo) ma già al
ritiro sono stati ravvisati difetti, riguardanti
frizione e fluidità del cambio.
L'auto è stata nuovamente portata in assistenza e dopo
una settimana dal ricovero del veicolo, l'assistito,
sopraggiunto senza preavviso, notava che non il
meccanico, bensì l'accettatore stava nuovamente
cambiando il cavo frizione. Ritirata l'auto, questa
risultava difettosa come prima l'ingresso.
L'assistito, quindi, si recava in un'altra
concessionaria e questa gli faceva notare che la
frizione sostituita in settembre, non era un pezzo
originale di fabbrica. L'auto è stata quindi presa in
consegna, il 9 novembre 2010, e riparata dal secondo
concessionario.
Purtroppo, proprio il 9 novembre 2010, mentre l'auto era
sul ponte della seconda officina, veniva a mancare la
mamma dell'assistito (già da tempo malata) ed esso si trovava sprovvisto del
veicolo proprio nel giorno in cui, invece, gli sarebbe
stata
estremamente necessaria.
Il veicolo, ritirato dalla seconda concessionaria (che
riceve il compenso economico dalla prima) risulta
riparato nella frizione ma non ancora nella perfetta
sincronizzazione del cambio.
Per compensare i danni economici e morali, l'assistito
chiede alla concessionaria 5.000 euro di risarcimento.
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